di Redazione
La fine di gennaio porta con sé la tradizionale celebrazione della Messa in occasione della festa di San Giovanni Bosco, riconosciuto come il creatore degli oratori. La Celebrazione Eucaristica presieduta dal nuovo parroco di Romentino, don Adriano Micotti, in quest’anno ancora segnato dalla pandemia, ha assunto in modo ancor più forte e significativo una bella occasione di incontro e di preghiera per tanti ragazzi e giovani legati a questo Oratorio e alla sua azione pastorale.
A volte per raccontare qualcosa le parole non sono sufficienti: nel caso di San Giovanni Bosco racconta molto di più lo sguardo. Uno sguardo che è riuscito ad arrivare fino a oggi, e ancora ci parla, ci interroga.
Nel caso di San Giovanni Bosco tutto è iniziato da un sogno, e nel nostro? Siamo capaci ancora di sognare? E quanto dei nostri sogni viviamo quotidianamente?
Don Adriano Micotti
Come sempre, questa ricorrenza permette di dare uno sguardo a quanto è stato fatto nell’anno passato e di aprire il cuore alla speranza di un nuovo anno luminoso per il nostro Oratorio. Le difficoltà legate alla situazione sanitaria non sono mancate, ma la creatività e l’adattamento ai protocolli normativi hanno permesso la buona riuscita di molte attività tradizionali, come il GREST, i campiscuola a Rimella e la Festa dell’Oratorio.





Nel periodo estivo inoltre sono stati organizzati diversi momenti di convivialità per i ragazzi e i giovani nei cortili dell’Oratorio, ed alcuni universitari sono stati protagonisti di un pellegrinaggio in Toscana. Nell’autunno si sono ripresi, dopo la consueta castagnata, i percorsi di catechismo e dei gruppi post-Cresima in presenza, e anche l’attività sportiva di pallavolo dell’OV Volley.
Non sono mancate anche quest’anno diverse occasioni di servizio, che tanti ragazzi e giovani con cuore aperto hanno colto dando prova di grande generosità e impegno anche all’esterno del nido dell’Oratorio. Tra queste ricordiamo l’annuale Colletta Alimentare promossa da Banco Alimentare, e il prezioso servizio di supporto ai medici per la campagna di vaccinazione a Villa Calini tra la primavera e l’estate, di cui riportiamo sotto due testimonianze.






È in questo periodo di monotonia assoluta, in cui le giornate si esauriscono tra lezioni online, studio e qualche ripetizione, che arriva “la chiamata” per un servizio che ci vede finalmente ATTIVI in questa emergenza. Benché il lavoro all’inizio non fosse molto chiaro e non sapessi esattamente cosa avrei fatto, l’idea di poter, finalmente, contribuire ad accelerare le vaccinazioni era elettrizzante e l’esperienza sul campo, lo è stata ancora di più. Si tratta di un servizio che gratifica, che onora, che entusiasma. Mi dà la possibilità di incrociare tantissimi volti conosciuti e non, di scherzare e di interagire con i dottori, di uscire di casa e sentirmi PREZIOSA perché sto donando il mio tempo per il bene di tutti. Esagero? Forse, ma in questo periodo così tremendamente congelato, mi sento di vivere questa esperienza come fosse un’esplosione di emozioni e una meravigliosa OPPORTUNITÀ.
Martina L.
Per me l’occasione di questo servizio è stata soprattutto modalità per uscire un po’ dagli schemi e dal tranquillo adagiarsi.
Una boccata di respiro che aiuta ad aprire gli orizzonti e a rompere la monotonia di giornate, in questo periodo, un po’ sempre uguali.
Possibilità di riprendere il contatto con tante persone, mai conosciute, ma che non restano solo nomi scritti in elenco oppure volti virtuali, ma voci parlanti e sguardi che, seppur anche solo di sfuggita, si incontrano. Insomma, un’opportunità per aprirsi un pochino insieme, senza isolarsi in sé (cosa a cui forse un po’ siamo caduti).
Invece così scopriamo di nuovo, donando una piccola parte del nostro tempo, quanto il mondo continui a scorrere, a muoversi avanti, a vivere.
Michele D.
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